Le icone nel Catechismo della Chiesa cattolica

L’icona e la tradizione iconografica dell’Oriente cristiano non rappresentano soltanto, come ebbe a scrivere una volta il Beato Papa Giovanni Paolo II, “uno dei due polmoni” con cui respira la religiosità dell’Europa. In parallelo alla riscoperta, anche in Occidente, del valore orante delle tavole “scritte” dagli iconografi e dal loro sempre più diffuso utilizzo anche in ambito liturgico, pure il Catechismo universale della Chiesa cattolica, pubblicato nel 1992, parla più volte e in diversi contesti dell’icona. Abbiamo chiesto ha don Sergio Mercanzin, fondatore del Centro Russia Ecumenica di Borgo Pio, a Roma, una breve riflessione su questo aspetto non sempre conosciuto anche dai cattolici. Ecco la sua risposta, di cui lo ringraziamo.

Il testo del Catechismo universale della Chiesa cattolica stabilisce due parallelismi che possono sembrare arditi alla sensibilità del credente occidentale.
Il primo, teologico, è quello tra l’icona e la Sacra Scrittura. Dice il catechismo: “L’iconografia cristiana trascrive attraverso l’immagine il messaggio che la Sacra Scrittura trasmette attraverso la Parola. Immagine e Parola si illuminano a vicenda…”. Il secondo parallelismo, poetico, è tra l’icona e la campagna, ispirato a san Giovanni Damasceno. Dice infatti il santo: “La bellezza e il colore delle immagini sacre sono uno stimolo per la mia preghiera. Così come lo spettacolo della campagna è una festa per i miei occhi e sprona il mio cuore a rendere gloria a Dio”. Continua poi il catechismo: “La contemplazione delle sante icone, unita alla meditazione della Parola di Dio e al canto degli inni liturgici, entra nell’armonia dei segni della celebrazione, in modo che il mistero celebrato si imprima nella memoria del cuore e si esprima poi nella novità della vita dei fedeli”.
Questa attenzione dedicata all’icona da parte del nuovo catechismo cattolico ha entusiasmato un famoso teologo ortodosso, Nikolaj Losskij, che ha scritto: “Saluto con gioia il fatto che il Catechismo abbia preso sul serio la teologia dell’icona, con numerosi riferimenti al concilio di Nicea, del 787, e a san Giovanni Damasceno e che abbia mirabilmente sottolineato il contesto liturgico dell’arte sacra”.

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