Perché a Pasqua – solennità che le Chiese dell’Oriente cristiano che si uniformano al calendario giuliano celebrano domenica 5 marzo 2024 – è consuetudine consumare uova? Da dove trae origine questa tradizione? Sono due delle domande che, secondo il quotidiano “Corriere della Sera”, gli utenti della rete cercano con maggior frequenza, nelle giornate immediatamente antecedenti la festa, nei motori di ricerca on line. A dare le risposte essenziali, nell’articolo che proponiamo agli amici de “I sentieri dell’icona”, è stato lo stesso quotidiano. Il testo, a firma di Silvia Morosi, omette, è vero, un adeguato rimando alla cultura ebraica ma il focus sulle vicende occidentali della simbologia dell’uovo resta comunque interessante e ricco di curiosità.
Sode o di cioccolato, ricoperte di zucchero o «semplici», con o senza sorpresa. Le uova sono protagoniste della Pasqua. Secondo la tradizione, furono i Persiani i primi a scambiarsi quelle di gallina, come gesto ben augurante per l’inizio della Primavera. Tradizione che si diffuse, poi, tra Egizi, Greci e Romani. In Occidente questa usanza si fa risalire al 1176, quando il superiore dell’abbazia di St. Germain-des-Près donò a re Luigi VII, rientrato a Parigi dopo aver combattuto nella II crociata (1147-1150), alcuni prodotti delle sue terre come le uova, simbolo di vita che si rinnova. Il cristianesimo ha ripreso la simbologia legata all’uovo come emblema di rinascita, ricollegandola al vero significato della Pasqua che celebra la Resurrezione di Cristo. Così come l’uovo racchiude una nuova vita al suo interno (quella del pulcino, ndr), così Gesù — come si racconta nei Vangeli — il terzo giorno dalla morte in Croce risorge, lasciando il sepolcro vuoto. Anche l’arte sacra ha utilizzato spesso il simbolo dell’uovo. Un esempio per tutti? Il dipinto di Piero della Francesca, la Pala Montefeltro, conservata presso la Pinacoteca di Brera a Milano e databile al 1472 circa: il Bambino, in braccio alla Madonna, indossa un ciondolo corallo rosso, che rimanda al sangue della Passione. Sopra, un uovo di struzzo appeso a un filo pende da una conchiglia. L’uovo di struzzo — uno dei più grandi dischiusi in natura — è simbolo della Immacolata Concezione di Maria ma anche della ciclicità della vita come ricorda Gillo Dorfles in “Preferenze critiche: uno sguardo sull’arte visiva contemporanea” (1993).
Fu così che si prese l’usanza di benedire le uova e regalarle ai fedeli durante la Messa. Solo recentemente si è passati dal dono dell’uovo di gallina a quello dell’uovo di cioccolato: secondo la leggenda, questo si deve a Luigi XIV e si diffuse nel corso dell’Ottocento grazie a Rodolphe Lindt, figlio di un farmacista bernese, che riuscì a ottenere un cioccolato morbido. La diffusione dell’uovo come regalo di Pasqua nasce in Germania dove, all’inizio, si regalavano uova bollite e poi decorate con colori naturali. E il primo uovo con sorpresa? Secondo alcuni venne commissionato nel 1885 dallo zar Alessandro III di Russia all’orafo Peter Carl Fabergé per la moglie Maria Fëdorovna: era in platino, smaltato di bianco, e ne conteneva un altro in oro. Insomma, una sorpresa davvero preziosa. Secondo altri, invece, già nel Settecento a Torino c’era l’usanza di inserire un piccolo dono dentro le uova di cioccolato. Nel 1875 l’azienda inglese Cadbury realizzò un uovo di cioccolato fondente vuoto con all’interno una sorpresa e lo iniziò a produrre su scala industriale.