La Pasqua ortodossa, che nel 2024 si celebra domenica 5 maggio (quella cattolica è stata festeggiata il 31 marzo) si basa sul calendario giuliano. Come per i cattolici, anche la Settimana Santa degli ortodossi comincia con la domenica delle palme (che loro chiamano però la domenica dei Salici). Prima della Pasqua ortodossa ci sono due domeniche di digiuno, seguite ad un periodo di sei settimane di Quaresima. Riti e cerimonie delle due religioni sono molto simili, perché per entrambe la Pasqua è un periodo di raccoglimento, preghiera e incontro. La preparazione alla Pasqua Ortodossa prende il via il Mercoledì santo, per celebrare la Passione con il digiuno. Il Giovedì santo si celebra l’Ultima cena e a casa vengono preparate e colorate le tradizionali uova pasquali. Il Venerdì santo è riservato alle liturgie: al mattino si leggono le Ore, nel primo pomeriggio inizia la “compieta santa” per ricordare la morte di Gesù e la sua Deposizione. Il Sabato i festeggiamenti cominciano a tavola, mentre bambini e anziani si recano in chiesa per far benedire i kulich, le Pashka e le uova. A mezzanotte si accende il cero e si segue la croce portata in processione. Quando si sentono le campane suonare a festa, bisogna abbracciarsi per tre volte. Infine ha inizio la liturgia pasquale, che prosegue fino all’alba. I Paesi in cui si celebra la Pasqua ortodossa sono diversi: Cipro, Bulgaria, Repubblica di Macedonia, Grecia, Libano, Russia, Romania e Ucraina. Tra le usanze più significative della Pasqua ortodossa vi è quella di decorare le uova di Pasqua come fossero opere d’arte. In fatto di uova, ogni paese ha i suoi colori: in Grecia, ad esempio, le uova sode vengono colorate di rosso mentre in Ucraina le cosiddette pysanky vengono trattate con il metodo batik, che consiste in una sorta di stampa nella cera. Non solo uova: in occasione della Pasqua ortodossa si cucinano la paskha, un dolce a base di tvorog (formaggio fresco) a forma di piramide tronca, e il kulich, dolce tradizionale composto da uvetta, frutta candita e mandorle sbucciate. Viene ricoperto con una glassa di zucchero e solitamente aromatizzato con liquori.
Ma perché le date non coincidono? La data della Pasqua cattolica non coincide quasi mai con quella della Pasqua ortodossa. Il calcolo della data segue la stessa regola, che è quella stabilita nel Concilio di Nicea del 325 dopo Cristo, secondo la quale il giorno di Pasqua cade nella prima domenica successiva al primo plenilunio di primavera, ma c’è un’altra differenza. Per la Chiesa la primavera inizia convenzionalmente il 21 marzo (anche se astronomicamente non è sempre così, come in questo 2024, nel quale il momento dell’equinozio di primavera è stato il 20 marzo), e quindi bisogna individuare la prima Luna piena dopo il 21 marzo, e la Pasqua cade nella prima domenica dopo quel plenilunio. Se il metodo è lo stesso, come mai allora gli Ortodossi celebreranno la Pasqua il 5 maggio nel 2024? La Luna piena avverrà nello stesso giorno in tutto il mondo, quindi il motivo va ricercato nel calendario. Gli Ortodossi usano infatti – almeno per le festività religiose – ancora il calendario giuliano, cioè il calendario che venne messo a punto dall’astronomo egizio Sosigene di Alessandria su richiesta di Giulio Cesare (si chiama così in suo onore), ed introdotto nel 46 a.C. I cattolici usano invece il calendario gregoriano, cioè il calendario introdotto nel 1582 dal papa Gregorio XIII. Dal 46 a.C. e fino al 1582, in Europa è stato usato il calendario giuliano, che deve il nome a Giulio Cesare, che lo introdusse nell’antica Roma. Era un calendario molto simile a quello che usiamo oggi, che prevedeva una durata dell’anno media di 365,25 giorni, con un anno bisestile ogni quattro anni. Quel calendario accumulava però un errore di circa 11 minuti ogni anno. Un errore piccolo, che però si faceva sempre più grande con il passare degli anni. Circa 1500 anni dopo, l’errore si era trasformato in giorni di differenza tra l’anno solare e quello civile, e si “rischiava” così di celebrare la Pasqua in estate, inaccettabile per la Chiesa perché andava contro le indicazioni delle sacre Scritture. L’equinozio di primavera – un momento astronomico ben concreto – avveniva infatti ormai dieci giorni prima rispetto alla data del 21 marzo, e si stava creando uno sfasamento sempre maggiore, perché quando arrivava la data considerata “inizio della primavera”, la stagione era iniziata già da dieci giorni. Questo divario sarebbe aumentato sempre più col passare del tempo.
Nel 1582 quindi, il papa Gregorio XIII, con la bolla papale Inter gravissimas, introdusse una importante riforma del calendario, che da quel momento si sarebbe chiamato gregoriano. Eliminò di colpo dieci giorni dal mese di ottobre, stabilendo che dopo il giovedì 4 ottobre del 1582, si sarebbe passati direttamente a venerdì 15 ottobre. La riforma stabilì inoltre che gli sarebbero stati bisestili soltanto gli anni secolari divisibili per quattrocento, recuperando in questo modo l’errore del calendario giuliano. Il calendario gregoriano venne adottato fin da subito soltanto dalle principali potenze cattoliche del XVI secolo: l’Italia, la Spagna, il Portogallo, la Francia ed anche nelle attuali Polonia, Lituania, Belgio, Paesi Bassi e Lussemburgo. In altri paesi del mondo passarono secoli prima che venisse adottato il calendario gregoriano. Sebbene oggi nei Paesi dove si tiene la Pasqua ortodossa si utilizzi nella vita quotidiana il calendario gregoriano, il calendario religioso segue ancora quello giuliano.