Descrizione
DESCRIZIONE: L’ icona bipartita raffigura nel registro superiore le scene della vita del profeta Elia, mentre nel registro inferiore si presenta la santa Parasceve con alcune scene del suo martirio. In alto trova posto la scena più importante del registro superiore, quella dell’ascensione di sant’Elia ai cieli. Il testo della Bibbia racconta (2 Re 2, 9-14): “Mentre camminavano conversando, ecco che un carro di fuoco trascinato da dei cavalli di fuoco si interpose fra loro due. Elia salì nel turbine verso il cielo. Eliseo guardava e gridava: “Padre mio, padre mio, cocchio d’Israele e suo cocchiere”. E non lo vide più. Allora afferrò le proprie vesti e le lacerò in due pezzi. Quindi raccolse il mantello, che era caduto ad Elia, e tornò indietro, fermandosi sulla riva del Giordano”. Il profeta si volge ad Eliseo raffigurato più in basso con le braccia spalancate in segno di stupore e gli getta il suo mantello (con questo Eliseo compirà in seguito dei prodigi). A sinistra il profeta è raffigurato seduto in una grotta. Egli solleva una mano conversando con il corvo che gli porta il cibo per comando di Dio (1 Re 17,4). Più in basso è collocata la scena dell’apparizione dell’angelo al profeta addormentato (1 Re 19,4-6). Secondo il testo biblico, Elia addolorato dalle persecuzioni del re in seguito all’uccisione dei sacerdoti, fuggì nel deserto e invocò Dio affinchè lo facesse morire, ma si addormentò sotto un cespuglio di ginepro. Gli apparve in sogno un angelo, che gli ordinò di alzarsi, di mangiare e bere, perché doveva compiere un “lungo cammino”. Al centro della composizione Elia, insieme al suo discepolo Eliseo, attraversa il Giordano. Il miracolo così è descritto: “Prese il mantello, l’avvolse e percosse con esso le acque, che si divisero in due parti; i due passarono sull’asciutto” (2 Re 2, 8). Il loro percorso attraverso il fiume è tracciato. Nel lembo del cielo si affaccia Dio Padre che benedice le azioni del profeta. L’iscrizione sul bordo superiore dice “Icona dell’ascesa fiammeggiante del santo profeta Elia”.
Il registro inferiore della tavola è dedicato alla santa martire Parasceve. La Santa nacque in una famiglia cristiana devota che diede alla figlia il nome Parasceve (tradotto dal greco significa il ‘venerdì’) per commemorare il giorno della morte di Cristo.
La venerazione del venerdì come giorno della passione cominciò fin dai primi secoli del cristianesimo e l’osservanza del digiuno in questo giorno entrò nell’uso della Chiesa ortodossa. Da piccola Parasceve rimase orfana; raggiunta l’età maggiorenne prese il voto di castità e si dedicò all’opera di carità. Ma la sua fede presto fu messa a dura prova, le notizie della sua attività giunsero alle autorità locali, la Santa fu convocata al giudizio e dopo aver rifiutato di venerare le divinità pagane fu sottoposta a supplizi innumerevoli e alla fine fu decapitata.
Al centro della composizione la Santa è raffigurata con le braccia spalancate. Indossa un abito blu, un manto di color rosso (il colore del sangue che è sempre presente nelle raffigurazioni dei martiri) e un velo bianco, simbolo dell’innocenza. Nella mano destra ella regge una croce rossa, simbolo del martirio, mentre in quella sinistra ha un rotolo svolto con il testo del Credo: “Credo in un solo Dio Padre Onnipotente, creatore del cielo e della terra, di tutte le cose visibili e invisibili…” Due angeli che si presentano sulle nubi, le offrono la corona del martirio, segno del premio concesso da Dio.
Intorno all’immagine centrale sono disposte quattro scene della vita della Santa con le iscrizioni esplicative. A sinistra in basso è raffigurata la scena della convocazione di Parasceve all’egemone. Più in alto vi è la scena della flagellazione. La scritta dice “L’egemone ordina di fustigare Parasceve con nervi di bue”. A destra in basso Parasceve è raffigurata legata alla colonna e flagellata con uncini acuminati. Più in alto si presenta la scena della decapitazione della Santa.