Descrizione
Questa raffigurazione di san Giorgio, molto amata e diffusa nell’iconografia russa, illustra un episodio delle gesta del santo che si configura nel VII-IX secolo, in aggiunta alla preesistente Vita canonica. La leggenda della vittoria riportata da Giorgio sul drago e il suo prodigioso intervento in difesa della principessa apparve con ogni probabilità non più tardi del V secolo, perché già al sinodo romano del 495, convocato con Papa Gelasio I, venne dichiarata non canonica ed esclusa dalle letture liturgiche. Nella Rus’ il santo martire Giorgio insieme agli altri soldati cristiani martirizzati godeva di un particolare culto, in quanto era considerato patrono dei principi russi e delle loro schiere (nel battesimo ricevette il nome di Giorgio, in particolare, il principe kieviano Jaroslav il Saggio). Anche per questo motivo, fin dall’epoca premongolica nella Rus’ esistevano numerose icone di san Giorgio, che lo presen- tavano semplicemente nei sembianti di un giovane e bellissimo guerriero, oppure anche in combattimento con il drago. Quest’ultima variante iconografica divenne particolarmente amata (e non possiamo non vedervi un riflesso della cultura cortese medioevale) dal XV secolo, quando san Giorgio divenne patrono della città di Mosca e successivamente dello Stato russo, e la sua figura a cavallo entrò a far parte del suo stemma. L’opera in esame fissa il momento centrale della narrazione, quando Giorgio uccide il mostro alle porte della città, che incorniciano la figura della principessa; secondo la tradizione, il drago sarebbe stato dapprima condotto in città, affinché tutti gli abitanti lo vedessero, e quindi ucciso sotto i loro occhi per documentare la vittoria della fede sulle forze del male. L’angelo che incorona il martire è un elemento che trova particolare diffusione nell’iconografia russa a partire dalla metà del XVI secolo.