Descrizione
Questa tipologia iconografìa si rifa liberamente alla «Tenerezza» raffigurando però insolitamente la Vergine a figura intera, con i piedi poggiati sulle nubi.
La Madre di Dio della Tenerezza è uno tra i più antichi tipi canonici: colta mentre il Figlio le rivela la sua passione e morte, attraverso lo sguardo dolce, tenero, triste e gioioso insieme, penetrante e comprensivo, la Vergine si rivela la Madre e la Persona per eccellenza, che accoglie in sé ogni sentimento umano e lo trasfigura in preghiera. Il suo sguardo non si rivolge al Bambino, ma lo trapassa per posarsi sui fedeli, quasi ad esortarli ad unirsi al suo «fìat». Commentava San Sergio di Radonez: «Quando sono triste, la Madre di Dio piange con me; quando il mio animo è lieto, la Madre di Dio sorride con me; quando mi sento peccatore, la Madre di Dio intercede per me».
L’icona presenta una particolare intensità e dolcezza nell’espressione dei volti, caratterizzati da un raffinato lavoro di lumeggiature; nella pittura di icone nessun particolare ha una valenza puramente tecnica o estetica: i volti sono dipinti secondo la tecnica detta dell’«illuminazione», in cui le luci emergono dall’ombra e segnano il passaggio dalla «vecchia» alla «nuova» creatura.
Il Bambino, che cinge con il braccio il collo della Madre e si protende verso il suo volto, appare il Consolatore, il Salvatore misericordioso che si china sulla sua creatura: interessante che in ogni icona il Cristo si mostri nella pienezza della divinoumanità, significata dal nimbo, in cui è inscritto il profilo della croce, e in cui sono qui riportate le iniziali greche della definizione di Dio «Colui che è». Ogni icona rimanda così al tema centrale della dottrina cristiana, l’incarnazione di Dio per la salvezza dell’umanità di cui la Vergine è l’archetipo.