La Vergine di Vladimir nel cuore di Francesco

Mentre prosegue, in condizioni cliniche molto incerte, la degenza di Papa Francesco al policlinico Gemelli di Roma, dov’è ricoverato dal 15 febbraio 2025, la memoria di molti fedeli dell’Oriente cristiano è tornata alla visita che, nell’ormai lontamo 28 gennaio 2018, il Pontefice compì nella basilica di Santa Sofia a Roma, su invito dell’arcivescovo maggiore di Kiev e di Galizia, Sviatoslav Schevchuk, primate della Chiesa greco-cattolica di Ucraina. I due uomini si conoscono da molto tempo. Al punto che diversi anni fa, come riferì all’epoca il sito Internet aleteia.org in un articolo a firma di Isabelle Cousturie, mons. Schevchuk offrì a Jorge Mario Bergoglio un’icona della “Vergine della tenerezza”, quando era arcivescovo di Buenos Aires. L’icona di Nostra Signora della tenerezza, di cui si trovano più varianti, è una delle icone più venerate al mondo. Con la sua mano sinistra il Bambino Gesù sfiora teneramente il mento della Madre. La Vergine Maria, da parte sua, sostiene il Bambino Gesù con la mano sinistra, mentre con la destra – delicatamente posata sulla spalla destra del Bambino Gesù – lo stringe a sé come per proteggerlo (per ulteriori informazioni sul canone iconografico della Madre di Dio della Tenerezza è possibile consultare i contributi presenti in questo archivio attraverso il motore di ricerca interno).

Davanti alla comunità ucraina il Santo Padre si lasciò andare ad alcune confidenze sulla sua vita privata e sulla sua relazione con la Vergine della tenerezza:

Ogni sera, prima di coricarmi, mando un bacio alla Madonna della tenerezza che mi ha regalato il vostro Arcivescovo, e pure la mattina la saluto. Quindi si può dire che comincio e termino la giornata in ucraino!

Su quest’icona i volti ravvicinati della Vergine Maria e del Bambino Gesù sprigionano una dolcezza e un affetto infiniti. A questa “Madre della tenerezza” Papa Francesco affidò volentieri le persone sofferenti, provate dalla vita. Buoni ultimi, lo fece recentemente anche per i malati e per quanti si prendono cura di loro, per le famiglie e per i preti impegnati presso di loro. 

La sua icona della Vergine della tenerezza è passata dalla camera di Buenos Aires a quella di Santa Marta in Vaticano – confidò. Fa parte degli oggetti “essenziali” che ha voluto farsi mandare dopo la sua elezione. Come pure volle raccontare la genesi di questa affezione particolare per la Vergine della tenerezza e per la Chiesa in Ucraina. Quando non aveva che 12 anni, Jorge Mario Bergoglio serviva come chierichetto alla messa di mons. Stefan Czmil (1914-1978), all’epoca in cui il salesiano era missionario in Argentina, negli anni ’50. E il Papa si tuffò nei ricordi:

Fu una persona che mi fece tanto bene. Ero giovane, appena dodici anni, assistevo alla sua messa. Un momento indimenticabile! Mi ha insegnato a servire messa, a leggere il vostro alfabeto… Servendo la messa tre volte a settimana ho imparato la bellezza della vostra liturgia. Ho imparato anche le prove che la vostra fede ha dovuto sostenere – una fede cresciuta in mezzo alle terribili persecuzioni atee del secolo scorso…

accennò chiudendo il discorso. L’“incontro” orante con gli ucraini era diventato per lui un’abitudine prima della guerra scatenata dalla Russia contro Kiev il 24 febbraio 2022.

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