Descrizione
Le più antiche immagini della Resurrezione (III secolo), seguendo il racconto evangelico, furono quelle dei testimoni indiretti di questo evento: le donne al sepolcro, il colloquio di Maria con l’angelo, Tommaso che tocca i segni della passione del corpo del Signore. Solo all’inizio del secondo millennio dell’era cristiana si sarebbe osato, per la prima volta, raffigurare il Cristo nell’atto stesso di risorgere; ma questo soggetto, nato in Occidente, non penetrò mai nella sfera orientale. Qui infatti aveva preso piede un altro schema iconografico ispirato alle immagini imperiali, in cui il sovrano vittorioso appariva nell’atto di rialzare, ovvero di “liberare” dalla “tirannia” dei loro capi le personificazioni inginocchiate dei popoli conquistati. Questo schema si adattava molto bene al dato di fede, risalente alla prima predicazione apostolica, della discesa di Gesù Cristo agli inferi, espressione della realtà della sua morte di uomo e al tempo stesso del suo trionfo su di essa: “Questi non fu abbandonato negli inferi, né la sua carne vide la corruzione “. Ora, questa vittoria definitiva portava con sé una liberazione ugualmente totale dell’uomo prigioniero della potenza della Morte; con il risollevamento o risveglio di Adamo e di tutti i giusti vissuti prima dell’ora della salvezza, la storia dell’umanità ricomincia dal Nuovo Adamo “primo genito di coloro che risuscitano dai morti”. Citato già nelle più antiche preghiere eucaristiche e ben presto incluso ne Simbolo della fede, oggetto poi di una pittoresca e drammatica descrizione nell’apocrifo Nicodemo, l’evento della discesa agli inferi era anche il tema riassuntivo delle catechesi battesimali; ogni catecumeno si poteva infatti riconoscere in quell’Adamo che Cristo era sceso a trasferire “dalle tenebre alla sua mirabile luce”.