Descrizione
Secondo la tradizione, la grande martire Barbara (4 dicembre), originaria di Eliopoli in Fenicia, subì il martirio nel 306 circa, sotto Massimiano. I testi agiografici narrano che il padre della santa, un pagano molto ricco e noto di nome Dioscoro, rimasto vedovo aveva dedicato tutto se stesso alla educazione dell’unica figlia, una fanciulla di grande bellezza e di animo delicato e sensibile. Per nasconderla ad occhi estranei, pare che egli la tenesse rinchiusa in una torre, alla quale potevano accedere solo i precettori pagani e la servitù. In solitudine, Barbara nutre il proprio animo con le bellezze della natura, meditando sulla loro origine e cercando una spiegazione ai misteri del mondo naturale. In città la sua bellezza è nota, e molti sono i pretendenti alla sua mano, ma ella rifiuta con fermezza ogni proposta.
Sembra che, durante un viaggio del padre, Barbara faccia conoscenza con alcune giovani cristiane; dal vescovo di Alessandria, che in quel momento si trovava à Eliopoli, Barbara riceve il battesimo. Da questo momento gli idoli e la simbologia pagana iniziano a ispirarle repulsione. Si narra che Dioscoro avesse fatto costruire un edificio per la sauna con due finestre, in onore del sole e della luna; Barbara prega gli operai di aprire una terza finestra, a immagine della Santa Trinità; accanto all’edificio traccia col dito una croce sulla pietra, e subito ne sgorga un’acqua miracolosa. Venuto a conoscenza della conversione della figlia Dioscoro, preso dall’ira, afferra una spada e si getta su di lei. La fanciulla fugge verso le montagne, e l’intervento divino la sottrae all’inseguimento del padre: nella montagna si apre un cunicolo, attraverso il quale ella raggiunge la cima, dove trova rifugio in una grotta. Ma ben presto il rifugio è scoperto, e inizia per la santa l’atroce martirio, narrato dai testi agiografici in tutti i particolari: la fanciulla è infatti sottoposta alla tradizionale sequenza di torture, che ne dimostrano l’eccezionale fermezza e la forza di volontà, a confronto con la crudeltà e l’efferatezza dei suoi persecutori.
Dopo averla picchiata crudelmente, il padre la getta in una oscura cella senza cibo né acqua, e la consegna poi al governatore della città, persecutore dei cristiani. Dapprima frustata «fino a che la terra intorno non fu cosparsa di sangue», Barbara viene gettata moribonda in una segreta, dove però Dio premia la sua fermezza apparendole nottetempo, guarendo le sue ferite e dandole nuove energie. Alla miracolosa guarigione seguono nuovi supplizi. Tra la folla che assiste al martirio sembra si trovasse anche una giovane., Giuliana, la quale, colpita dalla fermezza della santa, decide di condividerne la sorte e si dichiara cristiana. Le due martiri vengono così assieme condotte per la città senza abiti ed esposte alla pubblica derisione, ma un angelo copre i loro corpi, nascondendoli agli occhi dei presenti.
Le fanciulle sono infine mandate alla decapitazione, condanna che per Barbara è eseguita dal padre. Dioscoro sarà ben presto punito: morirà colpito da un fulmine. Sulle tombe in cui vengono raccolte le spoglie delle martiri in seguito sorgerà una chiesa, meta di pellegrinaggio per i fedeli.
Le spoglie della santa vengono traslate, nel IV o nel VI secolo, a Costantinopoli, dove viene edificata in suo onore una chiesa destinata a diventare celebre perché in essa avranno diritto di asilo tutti coloro che sono perseguitati dalla legge. Nel 1108 il corpo di 5. Barbara è trasportato a Kiev, dove si trova attualmente, per volere della principessa Barbara, figlia dell’imperatore bizantino Alessio I Comneno, che sposò un principe russo.
La grande martire Barbara godette di un culto molto diffuso, particolarmente in Oriente, sin dalla fine del IX secolo. Anche in Russia la sua memoria era viva e si rifletteva in un’abbondante produzione iconografica. Novgorod le dedica all’inizio del XII secolo un monastero femminile nella cui chiesa era conservata una sua antichissima icona, onorata come miracolosa. Tuttavia il suo culto prende radici in Russia soprattutto nel XVI secolo: nel 1533, «nel primo anno del suo regno [di Ivan IV il Terribile] Dio manifestò molti miracoli attraverso l’icona della santa grande martire Barbara: i ciechi videro e i sordi udirono, i muti parlarono e gli afflitti da ogni malattia ricevettero la guarigione. E così continuarono a recarsi con fede nella sua onorata chiesa, presso il Grande Mercato… » La chiesa dedicata a S. Barbara era stata eretta a Mosca nel 1514, sulla via che pure prende il suo nome (Varvarka); la vicinanza con il mercato fece sì che il culto della martire si sviluppasse soprattutto fra i mercanti, non solo a Mosca ma anche in altre città, come ad esempio Kostroma. Nell’antica Rus’ era diffusa inoltre la credenza che la santa proteggesse da una morte improvvisa. Legato alle vicende del martirio, questo aspetto del culto è presente anche in Occidente, dove Barbara è la «madre della confessione», poiché non permette che chi l’invoca muoia senza aver ottenuto il perdono dei suoi peccati. Infine, in Russia la festa di S. Barbara accompagnava il definitivo assestamento della stagione fredda: i fiumi sono gelati si sono già tracciate le strade sulla neve, come ricorda un antico proverbio: «Barbara costruisce i ponti, per Barbara l’inverno prepara le strade».
La figura di S. Barbara è frequentemente inserita in icone che raccolgono gruppi di santi o presentata assieme ad altre sante martiri, in particolare Parasceve. Numerosissime sono anche le icone a lei dedicate, spesso con scene della vita che illustrano con dovizia di particolari l’avventuroso episodio del martirio. Il canone vuole che la si raffiguri giovane, con il capo incoronato e un cartiglio sciolto, sul quale si trovano parole che ricordano la predilezione della martire per la Santa Trinità.